mercoledì 15 dicembre 2010

Semplicemente Esisto (Jodor)

Io non sono giusto o sbagliato, semplicemente esisto, con i miei pensieri attraversati dal vento e  le mie radici affondate nella terra.
Sono parte di un universo dove le cose accadono.
Se provi a spingermi dal basso sul tronco con tutta la tua forza, non mi smuovo, ma il vento che senti carezzarti il viso, mi fa ondeggiare dolcemente dalla parte che vuole.
Ed io mi lascio smuovere perchè quel vento non è giusto o sbagliato, semplicemente esiste.

martedì 14 dicembre 2010

L'uomo galante

Sono un uomo galante, e in qualsiasi occasione, mi è sempre piaciuto omaggiare il mio Amore con dei fiori. Che gioia vedere i suoi occhi illuminarsi tra quei petali fioriti; che ebrezza respirare il suo profumo tra il profumo di quei fiori.
E lei era davvero speciale; ci teneva così tanto a me che per soddisfare il mio desiderio di regalare fiori, quando non c'era l'occasione, trovava i motivi più irrilevanti per litigare e arrabbiarsi, così che io potessi uscire e tornare con un bel bouquet per fare la pace. Sempre più spesso mi diceva "sparisci e non farti più vedere! Ma quand'è che te ne vai al cimitero?"; Ohhh, quanto mi amava! E che gioia immensa quando con così tanta determinazione mi spingeva fuori per mandarmi dal fioraio del cimitero a prenderle qualcosa.
Erano anni in cui la passione reciproca era incontenibile. Lavoravo fuori e rientravo solo per il week-end, ma la chiamavo tutti i giorni. Ed anche telefonicamente riusciva sempre a trovare il modo per farsi mandare dei fiori accusandomi di qualche cosa per farmi sentire in colpa. A volte si  trattava di piccoli pretesti per litigare che stavano nel palmo di una mano ("tutte le mie amiche hanno il trilogy e tu ancora non me lo hai regalato...)" , altre volte  volte di cose un po' più importanti che richiedevano un garage ( "è quasi primavera, perchè ancora non hai ordinato la nuova spider bmw Z4? Te l'ho chiesta 2 mesi fa..."?). Ed io per farmi perdonare, provvedevo subito a spedirle dei fiori, con la promessa che al rientro avremmo fatto la pace dal gioielliere o all'autosalone. Sono un uomo galante, io.
Quando poi nel week-end tornavo e potevamo finalmente stare insieme, ci univa una passione travolgente. Purtroppo però lei era un po' cagionevole, e spesso capitava che proprio nel week-end avesse febbre e mal di testa, e per la nostra irrefrenabile passione dovessimo rimandare.
Poi finalmente stava meglio, e dava libero sfogo alla sua fantasia inventando delle situazioni ancora più divertenti per aumentare il desiderio. Ad esempio prima di concedersi, voleva mettermi alla prova per vedere se l'amavo davvero, e mi chiedeva di uscire a trovarle dei fiori particolari. Mi avrebbe ricompensato solo una volta che fossi tornato con il fiore richiesto, un po' come un cagnolino che torna con il bastone e si becca il croccantino come premio.
Ma con il tempo diventava sempre più complicato trovare i fiori che voleva. A volte occorrevano ore, poi giorni. e più passava il tempo e più tempo mi occorreva: una settimana, poi due, poi tre e poi 1 mese....e ancora e ancora; quanto a lungo dovevo attendere per ricevere il tanto sospirato premio!!! Ma fremevo di felicità al solo pensiero che mi avrebbe ricompensato con il suo bellissimo fiore che diceva sempre di aprire soltanto per me (anche se non capisco perchè da un po' di tempo non era più morbido e scivoloso, ma ruvido come un croccantino e faceva quasi lo stesso odore). Ma sono un uomo galante, io non bado a queste cose.
E poi che meraviglia tutti quei fiori per casa. Spesso mia moglie per paura che le piante fiorite si ammalassero, chiamava il fioraio egiziano sotto casa per una visitina. Per fortuna diceva sempre che stavano bene, ma che tra due giorni ci voleva una ripassatina ed un'altra bottarella di antiparassitario, e così Giza il fioraio era ormai di casa e veniva a curare i fiori un giorno si e un giorno no...
Ma poi ad un certo punto qualcosa è cambiato, mi ha detto che lei non era più sicura del suo sentimento verso di me, perché non riuscivo più a portarle i fiori che mi chiedeva e così facendo non mi prendevo cura più del suo fiore. Per questo adesso sta con Giza il fioraio, perché dice che lui l'ama davvero.
Ma prima di arrendermi, le ho chiesto di darmi un'altra possibilità e lei ha detto che se le avessi portato una peonia maculata prima di Giza, poteva riconsiderare l'idea di tornare con me. Naturalmente è stata una battaglia persa: come competere con un fioraio che passa tutto il giorno in mezzo ai fiori e si porta anche il lavoro a casa prendendosi cura del fiore di mia moglie?
Così ho dovuto rinunciare definitivamente a lei.
Per fortuna adesso ho una nuova compagna. Purtroppo ho dovuto smettere di regalare fiori perché lei è allergica. Ma resto sempre un uomo galante e all'antica, e non perdo occasione per regalare dei dolci al mio nuovo Amore.
Ieri era la nostra ricorrenza, un altro mese di splendido amore; per la precisione era il nostro ottavo mese di magia. E così le ho preso dei buonissimi cannoli siciliani, la sua pastarella preferita. Lei mi dice sempre che il cannolo le piace molto, ma si lamenta che è difficile trovarlo davvero buono. Ma sono certo che impegnandomi riuscirò a renderla felice e a portarle il cannolo ideale. Che gioia sapere che con una pastarella potrò renderla felice!!!
Tra soli quattro giorni saranno sette mesi dalla prima volta che mi ha fatto conoscere sua madre, ed ho già in mente dei ghiottissimi dolcetti pugliesi e una tortina per festeggiare. Sua madre l'ho conosciuta quella volta quando il mio tesoro mi aveva chiesto di accompagnarla in un posto. Quando ci siamo incontrati mi ha fatto una sorpresa e me l'ha presentata. Mi ha detto che la mamma era molto stanca e così aveva pensato di portarla a passare qualche giorno a Villa Letizia, una casa di riposo.
Che donna amorevole, preoccuparsi così della sua anziana mammina. Sono felice, e comincio a pensare che sia proprio lei la donna giusta. E' premurosa, amabile e sa sempre come sorprendermi trovando una scusa per farmi passare in pasticceria. Adesso infatti, capita sempre più spesso che mi chieda di andare al suo posto a fare visita a sua madre. All'inizio la povera suocera doveva stare solo qualche giorno,ma sono passati 7 mesi e sembra che sia molto stanca e abbia bisogno di molto riposo. Per questo evita di farla tornare a casa; e dice che è anche malata, ha il colesterolo e tutte le arterie otturate, ed anche un po' di diabete. Che fortuna che possa restare ancora a Villa Letizia a riposarsi per i mesi a venire.
Ma il mio Amore ci tiene che la mamma sia felice e così si raccomanda sempre "portale dei dolcetti, di quelli belli grossi e grassi..."; e la cara suocera con tutte queste attenzioni della figlia muore di felicità per così tanta dolcezza...
A me piace andare a trovare la suocerina, sono un uomo all'antica; e poi quanto è bello dopo la visita, tornare a casa della mia amata e sapere che mi aspetta a braccia aperte. Spesso trovo miele e zucchero a velo o panna sulle lenzuola, mi dice sempre che vuole farsi trovare come se fosse la mia pastarella e così si spalma i seni di panna e sparge lo zucchero a velo sul suo corpo al posto del borotalco. Dice di aspettarmi tanto, ma che poi si fa tardi, io non sono ancora arrivato e preferisce fare una doccia. Così ogni volta per gustarmi il suo pasticcino debbo rimandare; e a dire il vero adesso sono tre mesi che non riesco a gustarmi il suo morbido dolcetto. Ma mi basta sapere che mi ha aspettato e sono felice lo stesso. Sono un uomo all'antica, io.
E poi lei dice sempre che mi ama così tanto che non vuole privarsi del piacere di ricevere e gustare le mie pastarelle anche a rischio di ingrassare un po'. Così per scongiurare questo rischio e poterne mangiare ancora di più restando sempre in forma, ha bisogno che il personal trainer la segua a casa almeno un giorno si ed uno no. E lei sa che io sono all'antica, ma non sono geloso; io mi fido di lei. Come potrei essere geloso di una compagna dolce come lei? Più dolce di lei c'è solo una pastarella; e anche lei dice sempre che più dolce di me c'è solo un buon cannolo. Proprio come quello che il personal trainer, conoscendo la sua passione, ha cominciato a portarle e lei trova così sublime...
Io non solo geloso, ma un po' comincio ad essere invidioso. Devo riuscire a scoprire in che pasticceria lo prenda; ma devo indagare, non posso chiederlo. Sono un uomo all'antica , io e se non sapessi trovare da solo un buon cannolo per il mio amore, che uomo sarei?

domenica 12 dicembre 2010

Fiori rosa fiori di pesco e la televisione 3D





"Si stava meglio quando si stava peggio", è sicuramente una frase fatta. Tuttavia è indubbio che anche quando si stava peggio sugli alberi a primavera c'erano sempre gli stessi fiori rosa fiori di pesco. Ma li vedevamo con occhi diversi: con gli occhi di chi vedeva la Tv in bianco e nero, ma la vita a colori.
Non posso negare che mi viene un po' di nostalgia per quello che era e non è più. Mi viene nostalgia per i tempi in cui la televisione era in bianco e nero, e questo bianco e nero serviva a mantenere chiaramente separata la tv rispetto alla vita reale. La vita era a colori. La televisione poi era a bassa definizione, con questi schermi tondeggianti, ma riusciva a definire con cura molti aspetti importanti; inoltre non aveva il telecomando, ma in fondo non c'era tutto questo bisogno di cambiare canale perchè le persone erano tutte un po' meno volubili, merito anche di programmi meno noiosi che non facevano nascere così frequentemente l'esigenza di cambiare. E poi tutte le famiglie avevano il nonno o la nonna, che sentiva poco o vedeva poco e per questo stazionava a portata di mano vicino alla Tv; erano loro a fare da telecomando.
Che nostalgia le vecchie famiglie numerose di una volta. Quelle dove c'era partecipazione e solidarietà. Quelle famiglie dove c'era confusione, quella buona, quella che ti fa esprimere e crescere, quella che si origina dalla sana vitalità di quando i bambini non avevano il problema del sovrappeso o della anoressia fin da giovanissimi.
Oggi la televisione è meravigliosamente a colori, mentre molte famiglie e molti giovani vedono davanti a loro un futuro nero; oggi abbiamo la tv in alta definizione anche se non definisce niente, anzi confonde; abbiamo decoder digitali, che però non decodificano ciò che veramente dovremmo sapere; e per riuscire a fare le tv extrapiatte , hanno dovuto appiattire anche i contenuti, talmente piatti da essere poco più che "veline". Dopo i contenuti saremo noi i prossimi ad essere appiattiti, ci diranno che servirà per essere "teletrasportati", saremo più leggeri e più felici. Per ora la nuova frontiera è quella del tridimensionale e sarà fantastico vedere materializzarsi nel nostro salotto di casa, bocche e seni ipertrofici delle creauture che dimorano l'incantato mondo della tv. Splendide manifestazioni digitali che alterano i nostri modelli di consumo, di preferenza e di giudizio.
Con la terza dimensione la realtà è stata impacchettata e resa fruibile con un paio di occhialetti che ci accompagneranno ovunque nel nostro "nomadismo" a cui saremo costretti per lavoro o per divertimento. Occhiali su cui scorrerà una vita fatta apposta per noi. E'evidente che il mercato con i suoi prodotti e con la sua follia, ci sta rendendo sordi e ciechi. Ma saremo felici di esserlo,saremo noi a sceglierlo.
E mentre vivremo circondati da monitor, da informazione martellante priva di contenuti che arriva da una unica agenzia, perennemente connessi per mandare una immagine o aggiornare il nostro stato su qualche social network, non ci renderemo nemmeno più conto che nel frattempo i fiori rosa fiori di pesco saranno sfioriti...tranne quelli che risuoneranno  nelle  parole di lucio battisti e nel nostro lettore mp3.

sabato 11 dicembre 2010

Sogni cannibali e casco salva-pensieri

Pensavo che i cannibali non esistessero più, e che il cannibalismo fosse qualcosa che avesse a che fare solo con le popolazioni tribali sperdute in qualche remoto angolo del mondo o in qualche remoto angolo di storia. Ma non è così, esistono ancora; oggi i cannibali sono alcuni sogni indotti, e i pensieri non nostri che entrano subdolamente nella nostra testa. 
Mi accorgo che c'è chi non sa sognare, ma crede di avere i sogni più belli del mondo. Ma non sono i suoi, sono quelli che qualcun altro gli ha messo in testa, in quella testa vuota. E chissà perché più le teste sono vuote e senza nulla da proteggere al loro interno e più sono dure. Non avrebbero nemmeno bisogno del casco. Mentre invece chi nella testa ha tanti sogni e tanti pensieri autentici, ha sempre bisogno di un casco salva-sogni e salva-pensieri per difendersi.
Se togli all'uomo i suoi sogni l'hai ucciso, ma se gli metti in testa i tuoi sogni o il tuo pensiero e questi accetta passivamente, l'hai reso tuo schiavo.
Ed io su questa terra non voglio essere ucciso e nemmeno essere schiavo di chi con la testa vuota è invidioso dei miei sogni, invidioso della mia libertà. E naturalmente non voglio nemmeno schiavizzare nessuno.
Ho capito che se mi fermo e non penso, i sogni e i pensieri svaniscono e si depositano sul fondo della mia testa, e piano piano scivolano in gola. Vanno giù e vengono espulsi, come scarti, come scorie. E senza pensiero alla fine la testa si svuota; e senza nemmeno più sogni, arriva qualcuno che vuole metterci i suoi. Nessuno è indenne a questo tentativo di usucapione cerebrale, ma cerco di essere sempre all'erta: da quando l'ho capito, non fermo mai il pensiero troppo a lungo, non lascio mai troppo tempo i miei sogni depositati sul fondo. Di tanto in tanto li agito; trovo qualcosa per scuotere la testa come fosse un souvenir di vetro con la neve. E la magia è lì, tutta nella neve: senza di essa quel souvenir kitsch lo puoi anche buttare. E una vita con sogni e pensieri depositati sul fondo che poi scivolano via, è una vita con le emozioni di un Truman Show, una vita finta, una vita di plastica...plastica da riciclare.
Invece quando i coriandoli di sogni fioccano come neve nella mia testa, si combinano e fluttuano tra le emozioni, con i miei umori. I sogni prendono nuova vita, si ricompongono in forme e colori sempre nuovi e mi donano l'entusiasmo di quelli appena cominciati. E si attaccano alle sinapsi, ai neuroni, attraversano il cervello con un bellissimo carnevale di colori. Cerco ovunque l'energia del libero pensiero e me ne approprio, la dono e la ricevo; lascio i miei sogni vagare liberi e talvolta afferro sogni liberi che qualcuno ha dimenticato, per osservarli e vedere se c'è qualcosa che può emozionarmi davvero.
Non nego che a volte sia difficile continuare ad agitare questi coriandoli. Alcuni sono vecchi, di molto tempo fa, e sono sempre lì ed hanno perso un po' di colore; appartengono a sogni non ancora raggiunti, non ancora minimamente realizzati. Ma il segreto è non avere mai un sogno solamente, ma averne tanti e sognare, sognare, sognare sempre. Solo così la delusione di un sogno non raggiunto, sarà ricompensata da quella di uno nuovo appena cominciato, o dall'emozione di uno che in parte si è avverato. Solo così riusciremo a non arrenderci, a non smettere di pensare, a non toglierci il casco. Senza casco, i nostri sogni , i nostri pensieri scivolano via, per lasciare spazio ai sogni cannibali e ai pensieri subdoli non nostri, che ci distruggono lentamente cannibalizzando da dentro la nostra vita.

La magia della musica e il coro

Questa mattina prima di cominciare la giornata lavorativa, ero in macchina e leggevo un libro, ascoltando in cuffia alcune canzoni del cd "University: A Cappella!" un progetto di Ben Folds di particolare bellezza.
Mi sono lasciato rapire dalle voci di questi talenti che regalano magia. Ad un certo punto mi sono chiesto perché apprezzassi così tanto l'armonia di un coro,  provando durante l'ascolto una intensa sensazione di benessere. Io che spesso rifuggo da tutto ciò che si può associare al concetto di gruppo, di moltitudine, di squadra, provo nell'ascolto di un coro a cappella, un grande coinvolgimento emotivo. E' come se la musica creata dalle voci, con le sue vibrazioni, ripulisse a poco a poco la mia anima dalla ruggine della quotidianità.
Mi rapisce, mi estrania da tutto il resto e l'armonia delle voci diventa in qualche modo l'armonia dell'universo. Più l'ascolto e più mi rendo conto che non è solo una sensazione,ma diventa la realtà: c'è un'armonia celeste che muove tutto, ma per poterla cogliere debbo riuscire a scendere nel profondo di me stesso, là dove c'è poca luce e non c'è rumore; là dove ci sono solo io con il mio respiro e le mie emozioni; là dove c'è la memoria dell'anima che ricorda cose che io non ricordo, ma da cui dipendono tutte le emozioni e tutte le paure. E la musica riesce ad arrivarci e a guidarmi ogni volta più in profondità.
Ma anche questa volta mi sono lasciato trasportare. Probabilmente è semplicemente una preferenza come tante altre, un gusto personale, o forse è solo invidia perchè avrei voluto avere anche io solo un granello di quel talento nelle mie corde vocali...
Rileggo quello che ho scritto e mi accorgo che sta emergendo l'invidia. E' un brutto segno, la quotidianità ha di nuovo preso il sopravvento e l'effetto di questa mattina sta finendo. Ma fortunatamente ho fatto appena in tempo ad arrivare alla fine di questa breve riflessione; metto il punto e accendo il cd, così la magia ricomincia.

What I've kept with me
And what I've thrown away
And where the hell I've ended up
On this glary random day
Were the things I really cared about
Just left along the way
For being too pent up and proud
Woke up way too late
Feeling hung over and old
And the sun was shining bright
And I walked barefoot down the road
Started thing about my old man
It seems that all men
Wanna get into a car and go
Anywhere
Here I stand--sad & free
I can't cry and I can't see
What I've done
God...What have I done
So don't you know I'm numb, man
No I don't feel a thing at all
Cause its all smiles & business these days
and I am indifferent to the loss
I've faith that there's a soul
whose leading me around
I wonder if she knows
Which way is down...
I poured my heart out
I poured my heart out
it evaporated...see?

Blind man on a canyon's edge
of a Panoramic scene
Or maybe I'm a kite
That's flying high & random
Dangling a string
Or slumped over in a vacant room
Head on a stranger's knee
I'm sure back home
They think I've lost my mind.

"Evaporated"  nella versione A Cappella del gruppo Newtones. Il brano è nel progetto con cui Ben Folds ha raccolto nel cd i migliori cori di studenti delle università americane che cantano con il solo ausilio della voce le sue canzoni più belle:



"Evaporated" cantata da Ben Folds Live con orchestra:

sabato 4 dicembre 2010

Somers Town - by Shane Meadows

Somers Town trailer



Come si capisce dal profilo,Shane Meadows (nuovo regista inglese) è uno tra i registi che preferisco. Avevo già visto Somers Town con i sottotitoli in lingua originale, ma volevo che potesse essere apprezzato anche da chi non conosce l'inglese, perchè è una piccola gemma.
E' un film semplice, delicato e duro nello stesso tempo. La bravura di Thomas Turgoose (Tomo) , unita alla splendida fotografia in bianco e nero e alla bellissima colonna sonora, riescono in poco più di un'ora a coinvolgerci emotivamente in una Londra che appare solo marginalmente. L'ambiente dominante infatti è la periferia, questa città di altri , dove nessuno si sente davvero a casa propria. Tomo, che viene da Nottingam, pur essendo inglese è straniero quanto Maria, la cameriera fancese, o Marek il figlio dell'operaio polacco.
Thomas Turgoose (Tomo), dopo il magistrale ruolo di protagonista bambino in This is England, torna a farsi apprezzare come adolescente in Somers Town.
Ancora una volta rimango sorpreso come Shane Meadows riesca con pochissimi tratti essenziali a costruire dei personaggi solidissimi e completissimi.
Come un alchimista con pochi mezzi, una bella storia, un manipolo di straordinari attori, Shane sintetizza il tutto e ci regala un altro bel film.

Scusate se il timing dei dialoghi in polacco con già i sottotitoli in inglese, non è perfetto.
Ma è stato un lavoraccio. Questo perché nei sottotitoli originali in inglese, nei punti dei dialoghi in polacco non c'era timing, in quanto il regista ha messo i sottotitoli in sovraimpressione. E così, l'ho dovuto inserire personalmente. Comunque mi sono rivisto il film e vanno abbastanza bene.
Ho tradotto anche le canzoni, e paradossalmente sono la parte più difficile quindi sentitevi liberi di tradurle meglio o semplicemente di ascoltarle...
Per i sottotitoli scrivetemi, vi invierò il file.
Buona Visione e buon ascolto con la bellissima colonna sonora di Gavin Clark.

giovedì 2 dicembre 2010

Jodor - "Con il tuo amore mi posso rivestire"

Non farmi scendere da te,
non farmi rivestire;
levami il respiro,
fai esplodere il mio cuore.

Voglio restarti addosso,
quando il tuo corpo s'offre;
voglio restarti accanto
se invece soffre il cuore.

Non farmi scendere da te,
non farmi rivestire;
e se lo hai già fatto,
spogliami ancora, toglimi il dolore.

Poi fammi girare
e fai piovere il piacere.
Adesso sì, con le mie lacrime
e con il tuo amore mi posso rivestire.

Pedro Salinas - "Io di più non posso darti"

"Io di più non posso darti.
Non sono che quello che sono.
Ah, come vorrei essere sabbia, sole, in estate!
Che tu ti distendessi riposata a riposare.
Che andando via tu mi lasciassi il tuo corpo, impronta tenera,
tiepida, indimenticabile.
E che con te se ne andasse sopra di te, il mio bacio lento:
colore,dalla nuca al tallone,bruno.
Ah, come vorrei essere vetro, tessuto, legno, che conserva il suo colore qui, il suo profumo qui,
ed è nato tremila chilometri lontano!
Essere la materia che ti piace, che tocchi tutti i giorni,
che vedi ormai senza guardare intorno a te, le cose
- collana, profumi, seta antica - di cui se senti la mancanza domandi: “Ah, ma dov’è?”
Ah, e come vorrei essere un’allegria fra tutte,una sola,
l’allegria della tua allegria!
Un amore, un solo amore:l’amore di cui tu ti innamorassi.
Ma non sono che quello che sono."

martedì 30 novembre 2010

Da questo letto vuoto conoscerò me stesso

Assenza, olio su tela, di Rossana Giardini
 Mi giro inquieto in questo letto vuoto. Non sono stanco, non ho più sonno. Ho dormito a sufficienza, ma proprio non mi vorrei alzare.
Non è né tardi, né presto; è un'ora anonima, proprio come mi sento io, quando ogni mattina, non appena alzato, mi cerco automaticamente in ogni specchio, per esserci e per riappropriarmi del mio apparire. Di questo apparire verrò depredato non appena uscirò di casa e tornerò nuovamente ad essere anonimo, confuso in una moltitudine in cui non mi riconosco. Mi accorgo che l'esistenza che ho srotolato fino ad ora si perde nella miopia di ricordi stanchi.
Mi giro ancora, guardo l'orologio. Sono passati pochi minuti. Perchè in questo letto vuoto, anche il tempo sembra stanco, come i miei ricordi? Tra queste lenzuola annoiate da una asimmetrica solitudine, sento tutte le solitudini di un mondo di letti vuoti, io che ora non so nemmeno più a che mondo appartengo. L'unica cosa di cui sono sicuro è che tra queste lenzuola sgualcite sempre dalla stessa parte, desidero ancora, desidero altro. E proprio questo desiderio di essere altro, mi dà la percezione di esistere. Se non esistessi così come sono,così come non voglio, come potrei desiderare di essere altro?
Ma allora, cosa accadeva quando un tempo la rassicurante simmetria si rifletteva nello specchio? Era pura illusione: mi vedevo, esistevo nell'altro, ma non esistevo come me stesso. Credevo di essere perfetto, compiuto, accolto e compreso e non desideravo altro. E nel mio non desiderare, non ero. Senza desiderio non c'è esistenza e anche il tempo non si cura più di noi, fuggendo via in un solo istante. E solo adesso in questa asimmetrica imperfezione, con il tempo che sembra non passare, sento di esserci.
Mi giro ancora, finalmente ce l'ho fatta, si sta facendo tardi. Rimanendo qui disteso rischio di cullarmi tra le braccia di questa solitudine limitante.
E' arrivato il momento. Mi alzo e mi volto a guardare la mia sola forma impressa nel letto, triste per la sua inutilità. Sono in piedi, ma ancora ad occhi chiusi. Oggi non mi cercherò in nessuno specchio. Voglio essere altro.
Una volta fuori,  liberato dall'ego, aprirò gli occhi.
Solo allora, specchiandomi negli occhi dell'altro, conoscerò me stesso.

Spara alla Luna

  (post scritto il 6/10/2009)
La mia visione della vita in certi momenti è romantica, questo è uno di quei momenti.
Per me la luna è un occhio nel cielo che ci osserva, che ci segue silenziosamente o nell'oscurità ci illumina il cammino; è la femminilità recettiva, ha un lato oscuro che E', ma sembra Non Essere, qualcosa che a volte resta nascosto, come a cercare una nuova energia, per poi mostrarsi di nuovo.
La luna è altro da noi, ma da lei siamo profondamente attratti. Se ci troviamo in aperta campagna al buio, è impossibile non cercarla, per vedere dove sia, ed è impossibile non perdersi nei suoi riflessi notturni sulle acque di un lago.
Influenza le maree, e i raccolti. Esiste nel passato, nel presente e nel futuro. Esiste da sempre, da miliardi di anni; esiste per tutti, è di tutti. In questo potremmo dire che luna è democratica, anche se qualcuno afferma di esserne proprietario e prova a venderne qualche pezzo. Ma si sa, l'unico limite alla follia è la stoltezza collettiva di chi assiste a qualcosa senza rendersi conto di cosa sta succedendo.....
E qualcosa sta succedendo:spareranno alla nostra luna, a quella che ha vegliato sugli amori antichi come il mondo; a lei che ha ispirato meravigliose poesie d'amore, fantastici romanzi o filosofiche riflessioni. Il tutto per scoprire se sulla luna c'è stata l'acqua o il ghiaccio. Ma come si può fare una cosa del genere? Un missile che esploderà sulla superficie e lascerà un cratere di 20 mt di diametro e ..4 metri.. di profondità. Non nego che sono afflitto, mi sembra una violenza per tutti e ancora una volta credo che dietro la scienza si mascherino altri obiettivi. Prima di venerdì spero di riuscire a vederla ancora, potrebbe essere l'ultima volta che la vedo come l'hanno vista Socrate, Catullo, Dante o Leonardo da Vinci.....
Non sarà più la stessa luna, ed è difficile accettare che una notizia del genere sia messa in un piccolo riquadro tra un gossip di una intervista a Vanity fair della storia escort berlusconi e poco distante dallo spot di topo gigio contro l'influenza A.
Non ho altre parole, solo tanta tristezza...the science-show must go on.

Corriere 6/10/2009: un missile contro la luna

Gocce di pioggia sul mio viso, adesso tocca a me.

 Avevo 5 anni e vedevo il mondo con gli occhi di un bambino difficile. Mi capitava di viaggiare in auto con i miei genitori, e il tragitto spesso si rivelava terribilmente noioso. Io ero terribilmente noioso. Era la mia parte difficile che si sentiva soddisfatta solo quando diventava noiosa e coinvolgeva in questo tormento l'intero me stesso. Fortunatamente a volte la noia spariva semplicemente guardando il mondo che scorreva fuori dal vetro come un film sopra uno schermo: montagne, mulini, cavalli al pascolo, tralicci dell'alta tensione, covoni e balle di fieno appena raccolto. Cercavo di concentrare l'attenzione su qualcosa, ma come l'attenzione perdeva il fuoco dovevo subito trovare un altro centro di attenzione, altrimenti la noia mi avrebbe nuovamente assalito.
Quando pioveva era tutto più difficile. Quello stesso paesaggio diventava cupo, sfocato dai vetri bagnati e dalla pioggia cadente. Era impossibile concentrare l'attenzione sul mondo fuori, quel mondo era fuori fuoco. Ed allora l'attenzione si fermava al vetro. Quelle gocce sul vetro attiravano la mia attenzione. Cominciavo ad osservarle e le vedevo muovere, prendere strane direzioni. Sembravano impaurite, sembravano fuggire. Tutte verso una direzione, ma seguendo sentieri diversi. E questo mi divertiva. Avevo inventato un gioco: fare una gara tra le gocce d'acqua e osservare qual'era la goccia che si muoveva per prima e vinceva. Per me quelle gocce erano vive, avevano un anima. Le gocce che cadevano dal cielo stavano andando a raggiungere un punto ben preciso del suolo, ma l'auto dei miei genitori su cui esse cadevano le portava via con se, allontanandole dal loro obiettivo.
E così io che dovevo sopportare questa noia del viaggio, potevo alleviare la mia pena pensando alla sofferenza di queste gocce che avevano avuto la sfortuna di essere investite dalla nostra auto. Erano gocce che si erano fatte coraggio per affrontare la caduta, avevano un obiettivo da raggiungere,ma poi venivano investite e portate via.
L'impatto sul vetro era duro, molte restavano quasi stordite. Poi a poco a poco cominciavano a riprendersi e a muoversi. Cercavano di tornare indietro, chiedendo aiuto al vento. Lasciando scie diagonali si facevano forza le une con le altre; si univano, ma a volte si separavano, quando qualcuna non ce la faceva e veniva lasciata indietro. Alla fine quasi tutte quelle che si erano riprese, in un tentativo disperato di raggiungere la loro meta, scivolavano via dal vetro  raggiungendo l'acqua sulla strada.
Purtroppo una volta che lasciavano quel vetro, sparivano dalla mia vista, per sempre.
Non ho mai saputo che fine abbiano fatto quelle gocce che mi hanno salvato dalla noia in tutti quei viaggi da bambino. A qualcuna ero più affezionato di altre: ne ricordo una che sembrava una stella, qualcun'altra un sorriso, un'altra ancora un cuore. Oggi quando mi trovo fuori e comincia a piovere, non apro subito l'ombrello, mi piace per un po' sentire la pioggia sul mio viso. Alcune gocce cadendo sembrano molto più grandi delle altre. Mi piace pensare che le gocce grandi siano quelle che ce l'hanno fatta. Scivolando via da quel vetro 35 anni fa, sono riuscite a salvarsi e a realizzarsi anche in un progetto più grande di quello che era il loro obiettivo.
Sento la loro gioia trasmettersi al mio cuore; è incontenibile mi fa sentire bene. E' come se  scegliessero di cadermi addosso per venire ad incoraggiarmi. Poi apro l'ombrello e porto via con me altre piccole gocce togliendole al loro destino, ma cadono sul morbido e scivolano di li a poco, vicine alla meta e alla loro realizzazione. Anche loro ce la faranno, ma adesso tocca a me.

Whatever Works - Basta Che funzioni

Ieri sera ho rivisto il divertente Whatever Works - Basta Che funzioni di Woody Allen.
Un film piacevole con cui il nostro piccolo genio occhialuto, attraverso il suo personaggio alter ego (un fisico quantistico quasi nobel,  zoppo e misantropo) vuole dirci che dobbiamo fregarcene dei clichè, degli stereotipi, dei luoghi comuni. Dobbiamo essere come ci sentiamo di essere. Liberarci da gabbie sociali, culturali o morali che stritolano il nostro io e diventano fattori da cui originano le nevrosi.
L'importante è che quello che facciamo da soli o insieme alla persona con cui dividiamo la nostra vita, sia sempre fatto in totale libertà e mai imposto. Così dura finche dura: basta che funzioni.
Un'altra commedia di dialoghi e situazioni paradossali che fa ridere ed invita a riflettere.