sabato 20 agosto 2011

Non si può uccidere Cupido

Non si può uccidere Cupido e pensare di farla franca...

sabato 19 marzo 2011

Le parole sono importanti e la "globalizzazione perfetta"

La ricchezza e la proprietà di linguaggio, ci consentono di dare forma concreta alle idee, ai pensieri, alle emozioni o ai sentimenti, rendendoli comprensibili e fruibili, per poterli condividere, comunicare, trasmettere e divulgare. Inoltre ci consentono di ascoltare o leggere, decodificando correttamente il messaggio che viene trasmesso per essere condiviso da qualcun altro che ci comunica le sue idee, i suoi pensieri, le sue emozioni o le sue considerazioni.
L'effetto dirompente e moltiplicativo della comunicazione è riassumibile con un esempio: parlando di beni materiali, ad esempio caramelle e cioccolatini, scambiando il mio cioccolatino con la caramella di qualcun altro, una volta fatto lo scambio, io mi troverò senza più il cioccolatino, e l'altro senza più la caramella; quando invece si parla di idee, lo scambio arricchisce tutti e due senza privarci di nulla; io comunico la mia idea, e l'altro mi comunica la sua, ci ritroviamo entrambi con due idee, e forse anche di più, perché le due insieme si combinano dando origine ad altre nuove, lasciandoci sempre la possibilità di scegliere se tenerle tutte, o gettarne via qualcuna. Quindi, quanti più scambi si fanno, tanto più ci si arricchisce, senza mai impoverirsi. Ma per poter trasmettere e ricevere pensieri con qualcun altro, occorre avere gli strumenti e saperli usare correttamente, per evitare quelli che potremmo definire errori di trasmissione / ricezione, ma soprattutto occorrono concetti e idee diverse.
Tornando al linguaggio, è noto con che un abile oratore riesce a demolire le nostre convinzioni. Persino argomentando su cose non vere, l'abile oratore, ha buone possibilità di carpire la nostra fiducia sfruttandola a suo vantaggio per conquistare il nostro voto politico, venderci un prodotto, manipolarci per farci agire in un certo modo. Seppure molti si troveranno sicuramente d'accordo sull'importanza della ricchezza del linguaggio, sono in pochi che dimostrano di prestare a questo aspetto la necessaria attenzione. C'è un aspetto fondamentale da cogliere , ed è rendersi conto (come ci fa notare George Orwell in 1984) che distruggendo (impoverendo) il linguaggio, si arriva a distruggere (impoverire) il pensiero, e senza pensiero si rendono gli uomini schiavi, perfetti per essere manipolati e sfruttati. Potremmo anche dire, per dirla con termini più familiari, che distruggendo il linguaggio si rendono gli uomini felicemente “globalizzabili”, perché di fatto la globalizzazione vista dall'ottica del sistema economico mondiale, non è altro che la “normalizzazione” delle persone ai fini di avere modelli di consumo omogenei tra i vari paesi e le varie popolazioni. Questa cosa si rivela infatti di vitale importanza per le imprese multinazionali che possono così proporre le stesso prodotto in ogni angolo del globo con enormi economie di dimensione che aumentano la loro potenza e i loro profitti. Ma c'è un altro aspetto strettamente collegato che è importante sottolineare in questo ragionamento; si tratta di quello che, potrei definire il primo teorema della globalizzazione:

  1. Primo teroema della globalizzazione: in condizioni di “globalizzazione perfetta”, il pensiero è stagnante.
Se infatti tutti sono perfettamente globalizzati (dunque come abbiamo visto sopra “normalizzati”), significa che hanno gli stessi modelli di consumo. E come è facilmente verificabile, sappiamo che i modelli di consumo rivelano quasi come un DNA, il nostro pensiero e le nostre preferenze: dicono se siamo conservatori o progressisti,fascisti o comunisti, tecnocrati futuristi o ambientalisti vegetariani, glamour o vintage, fanatici cattolici o sciamani animisti, omosessuali o etero, patiti del multilevelmarketing (Herbalife, Amway ecc.ecc) o di Ebay, fanatici della griffe o sostenitori del consumo equo-solidale, iperattivi o depressi. E in condizioni di globalizzazione perfetta, le persone avranno profili di consumo molto vicini tra loro. Questo significa che avranno preferenze, abitudini, stili di vita, azioni e dunque pensieri molto simili, visto che le azioni solo il risultato del pensiero.
Quale effetto moltiplicativo e di arricchimento può avere lo scambio tra due persone che hanno pensieri similari e agiscono allo stesso modo? Debolissimo, praticamente nessun effetto moltiplicativo,nessun arricchimento. In condizioni teoriche di globalizzazione perfetta, ci si ritrova entrambi nella identica condizione di partenza, ad argomentare della stessa cosa arrivando alle stesse identiche conclusioni ed effettuando gli stessi identici ragionamenti.
Ma questo nei manuali di economia non si legge. I manuali di economia parlano di concorrenza perfetta e di monopolio, di utilità marginale o di equità.
I governi condannano il monopolio e tessono le lodi della concorrenza perfetta (teoricamente mi trovo perfettamente d'accordo), ma poi nei fatti non fanno nulla per fare in modo che il tessuto economico si sviluppi tendendo verso quella concorrenza che sembra stargli tanto a cuore. Non mi sembra proprio che le politiche difendano la diversità industriale e commerciale garantita dalla piccola–media impresa. In numerose trasmissioni e numerosi dibattiti che mi è capitato di ascoltare, si dice che la strada obbligata da seguire è quella della dimensione sempre più grande; non c'è futuro per la piccola-media impresa; solo le imprese transnazionali e multinazionali sopravviveranno al processo di globalizzazione. Ma non è forse questo il percorso verso un monopolio o oligopolio mondiale in ogni settore? Allora perché questa globalizzazione viene politicamente accettata come inesorabile? Questa rassegnazione rende evidente come oggi la politica mondiale non è null'altro potere economico mascherato: la politica che non agisce per avvicinarsi alla a concorrenza perfetta, bensì per avvicinarsi alla globalizzazione perfetta, e dunque per arrivare alla normalizzazione delle persone riducendo la potenza dell'effetto moltiplicativo dello scambio di idee diverse.
Ho nominato Orwell, perché è stata proprio la lettura del suo libro a stimolare queste considerazioni. Con una lucidità impressionante in 1984, Orwell aveva previsto esattamente lo scenario della società dei media. Parlando del BIG BROTHER, regime totalitario che considera reati anche certi pensieri definiti come “psicoreati”, descrive una società dove è presente un Ministero apposito che ha il fine di distruggere la cultura tradizionale e sostituirla con cultura spazzatura (con tanto di esempi perfettamente sovrapponibili a quello che da anni riempie le nostre televisioni), per arrivare all'obbiettivo di distruggere il linguaggio, creando la “neolingua”.Di seguito riporto un passaggio significativo:

Non capisci che lo scopo principale a cui tende la neolingua è quello di restringere al massimo la sfera d'azione del pensiero? Alla fine renderemo lo psicoreato letteralmente impossibile, perché non ci saranno parole per poterlo esprimere. Ogni concetto di cui si possa aver bisogno sarà espresso da una sola parola, il cui significato sarà stato rigidamente definito, priva di tutti i suoi significati ausiliari, che saranno stati cancellati e dimenticati” (Il corsivo è di Orwell).

Provate a voler comunicare, senza sapere usare il linguaggio per dare forma al pensiero.
Provate ad immaginarvi in un paese straniero ingiustamente accusati, sbattuti in carcere a dovervi difendere di fronte a un giudice che vorrebbe ascoltarvi, ma non ne ha gli strumenti in quanto VOI non sapete usare il linguaggio per dare forma al pensiero; nessuno intorno è in grado di capirvi, non avete altro mezzo per comunicare e la vostra voce riesce solo ad intonare espressioni incomprensibili per chi vi è intorno. Se foste muti, sarebbe esattamente la stessa cosa. Muti o no, verreste presi e giustiziati o messi ai lavori forzati, come schiavi appunto. Farebbero di voi ciò che vogliono. Che pensiate o non pensiate sarebbe la stessa identica cosa. Senza linguaggio non c'è comunicazione e senza comunicazione un pensiero muore lì, dove si origina, senza germogliare, senza alcuna potenza.

Il senso di tutto questo ragionamento? Il linguaggio va difeso dall'appiattimento. Va difeso dalla violenza e dallo stupro che ne fanno i Media, perché difendere il linguaggio equivale a difendere la nostra capacità di pensare e la diversità di pensiero. 
Ricordiamolo sempre, "le parole sono importanti", come drammaticamente e in piena crisi di nervi, urla Nanni Moretti in una celebre scena del film Palombella Rossa...

domenica 6 marzo 2011

Basta con vincitori e vinti

L'idea di essere un vincitore mi infastidisce; questo perchè non credo che la società competitiva sia la migliore che l'uomo possa desiderare. Se ci sono dei vincitori, è implicito che ci siano anche dei perdenti; e gli uni sono in lotta contro gli altri e lo saranno sempre per contendersi il podio anche al round successivo.
E la spirale una volta avviata, non si ferma mai. Cresce autoalimentandosi e diventando ad ogni giro sempre più aspra perchè se i perdenti non riescono proprio a vincere ripettando le regole, proveranno a farlo infrangendole, costringendo così anche i vincitori a qualche scorrettezza per poter ripristinare i giusti equilibri.
Invece di vincitori e vinti, in lotta perenne gli uni contro gli altri, bisognerebbe invece affermare che alcuni sono migliori di altri, ma che tutti ci troviamo fianco a fianco per collaborare e non per competere. Solo così si possono unire le forze per un fine comune che è quello di realizzare una società a misura d'uomo, dove i più dotati possano collaborare con i meno dotati, affinché ognuno possa realizzarsi ed essere rispettato per quello che è e per quello che fa, e non per quello che esibisce.